Scopri l’articolo del nostro ex-Presidente Alessandro Barillà nel Diário Comercial
13/09/2021
“Non esiste l’opinione pubblica, ma soltanto un’opinione pubblicata”, diceva Sir Winston Churchill.
E oggi, come non mai è il messaggio dei media brasiliani che sta giocando un ruolo fondamentale nella formazione dell’opinione pubblica, ma soprattutto in quella degli investitori stranieri.
Tutti sappiamo che il Brasile vive seri problemi di governance per vari motivi distribuiti tra legislativo, esecutivo e giudiziario, ma chi conosce bene la realtà “non pubblicata” sa che il Brasile è molto migliore di come viene percepito all’estero.
È un paese con un enorme mercato interno, con 210 milioni di abitanti, in un processo anche se lento di maggiore inclusione economica e sociale, ed è un paese con enormi ricchezze naturali, a cominciare dall’agroalimentare che alimenta circa 800 milioni di persone, cioè il 10% della popolazione mondiale.
Guardando a ciò che manca al Brasile per potere crescere, è facile vedere quante grandi opportunità esistono, a cominciare dal settore delle infrastrutture che continua ad essere l’area di investimento più attraente per gli stranieri.
E dovremmo tornare ad essere un paese dove sia possibile produrre a costi competitivi a livello globale; ma per questo, abbiamo bisogno di risolvere problemi storici la cui mancata soluzione ha fatto stagnare la produttività brasiliana negli ultimi 40 anni.
Nello specifico:
1. Migliorare la qualificazione dela mano d’opera ed investire in educazione e formazione; 2. Aumentare il grado di automazione industriale, con incentivi fiscali e con un buon patto sindacale, guardando al futuro dei lavoratori e non al passato del lavoro; 3. Eliminare la burocrazia inutile che fa perdere tempo ed energia alle persone; 4. Ridurre il peso eccessivo del settore pubblico sul settore privato, senza alcuna contropartita di servizi pubblici di qualità; 5. Ridurre il costo del lavoro favorendo allo stesso tempo le imprese ed i lavoratori; 6. Ridurre il costo della giustizia, assicurandone la chiarezza e la velocità di esecuzione;
Gli ultimi due anni della pandemia sono stati difficili per tutte le economie mondiali e gli impatti in Brasile potrebbero essere stati peggiori, a causa sia della situazione economica del paese prima della pandemia che a causa dell’alto livello d’informalità dell’economia di questo paese.
Il più grande nemico che è emerso in questa crisi è certamente l’inflazione causata dalla diminuzione dell’offerta e dall’aumento della domanda internazionale di certi prodotti. E di certo, la tensione tra i tre poteri non aiuta a calmare lo stress dei mercati.
Vivo in Brasile da 22 anni ed ho gestito multinazionali di diverse nazionalità, oltre a servire la Camera di Commercio Italo-Brasiliana dal 2000. Lo scenario peggiore per gli investitori stranieri è quello di un’alta inflazione, alti tassi d’interesse e instabilità del cambio.
Diversi gruppi internazionali hanno deciso di lasciare il paese, spesso a causa dell’alta svalutazione dela moneta locale che ha reso irrisori i valori degli Assets in Brasile, consolidati presso la controllante (in euro o in dollari).
In Brasile ci sono circa 1000 aziende italiane regolarmente installate e tra queste ci sono le più grandi aziende come Fiat, Enel, Tim, Pirelli, Generali, Ferrero, Luxottica e Leonardo, oltre ad altre eccellenze di piccole e medie dimensioni.
Tutti loro sono presenti in Brasile da molti anni e hanno solide partnership con fornitori ed enti brasiliani che hanno contribuito molto al loro sviluppo.
La nostra informazione è che tutti loro sono molto fiduciosi nel Brasile e hanno rinnovato i piani di investimento per i prossimi anni. Abbiamo bisogno di una forte unione nazionale che converga sui cambiamenti di cui questo paese ha bisogno da molto tempo, abbiamo bisogno di un Brasile con più uguaglianza, inclusione e soprattutto con un’economia di mercato più aperta che favorisca la concorrenza.
Fonte: Diário Comercial