La crescita dell’e-commerce in Italia è superiore alla media europea

24/05/2021


L’e-commerce a oggi rappresenta l’11% delle vendite al dettaglio che negli ultimi dieci anni sono aumentate di valore del 2% annuo. E sebbene si espanda in modo più rapido delle vendite in negozio, nel 2019, in otto Paesi europei (Italia, Spagna, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Polonia), valeva ancora poco più di 251 miliardi di euro. La sua penetrazione non è poi stata uniforme ovunque e in tutti i settori, con variazioni dal 5 al 20% delle vendite al dettaglio complessive. A stabilirlo è un rapporto commissionato da Amazon a livello europeo e realizzato da Oliver Wyman e Lae, spin-off dell’Istituto di Supply Chain Management dell’Università di San Gallo. Lo studio racconta anche come in Italia la penetrazione dell’online sia minore rispetto alla media europea (6% del totale vendite), ma il tasso di crescita più elevato che in altri Stati. Per esempio, la crescita annua in Italia tra il 2010 e il 2019 è stata del 22%. Nel Regno Unito del 13%.

Ma quali prodotti si preferiscono acquistare online? Secondo Oliver Wyman si tratta di quelli legati agli hobby e al tempo libero, oggetti di elettronica, moda. In Italia, si va dal 20% dell’elettronica di consumo al 2% del beauty e personal care. E, di Paese in Paese, sono diverse anche le abitudini di consumo. “Ad esempio, in Francia si preferisce acquistare con sistema del click and collect, mentre nel Regno Unito chiedendo la consegna a domicilio”, spiega Marco Santino, partner Oliver Wyman. “In parallelo alla crescita delle e-commerce si può riscontrare anche una riduzione del numero dei negozi fisici del 0,9% annuo dal 2005 al 2019”, afferma il partner della società. “Questi però – aggiunge – diventano più grandi, cosicché negli otto Paesi europei analizzati la superficie commerciale totale resta stabile (+0,3% annuo dal 2005 al 2019)”.

Anche in grandi città come Londra, Parigi e Amburgo, dove le percentuali di acquisti nell’e-commerce superano la media, i punti vendita fisici sono stabili. In alcuni casi persino in aumento. Così anche in certe città medie e piccole, dove la popolazione cresce ed è benestante, i negozi e la relativa occupazione registrano andamenti superiori alla media, e gli acquisti online sono più frequenti. Al contrario in certe città medie e piccole e in alcune periferie con popolazioni in calo e meno abbienti, gli acquisti in negozio diminuiscono ma cala anche la frequenza degli acquisti su web. “Di certo le vendite dei negozi indipendenti che sono online aumentano più di quelle dei concorrenti che lavorano solo offline”, sostiene Santino. Che porta altri dati: “Il 52% della distribuzione non organizzata francese e tedesca attiva nel commercio elettronico mostra un aumento del fatturato, rispetto al 39% per cento dei negozi che vendono solo offline”. E l’occupazione ci guadagna. “Per un posto di lavoro diretto nell’e-commerce – conclude il partner di Oliver Wyman – ce ne sono 1,2 indiretti nella lavorazione e nelle consegne. Invece, un posto di lavoro diretto nel retail fisico ne comporta 0,2 indiretti nella lavorazione e nelle consegne”.

Vogliamo ricordare che la Camera anche lavora fortemente con l’e-commerce!

Abbiamo una partnership nel progetto Amazon Italia in cui facciamo analisi di competitività per capire la fattibilità di inserire il tuo prodotto sulla piattaforma, non solo in Italia, ma anche in Germania, Spagna, Francia e Regno Unito, essendo questa un’ottima opportunità per entrare nel mercato europeo utilizzando l’Italia come hub.

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Fonte: La Repubblica



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