Il Presidente Barillà parla delle opportunità per gli investitori in Brasile

21/08/2019


La comunità imprenditoriale italiana in Brasile guarda con fiducia al futuro, nella convinzione che l’apertura dell’economia brasiliana e le misure in favore dello sviluppo lanciate dal governo di Jair Bolsonaro possano generare nuove opportunità economiche, sia per le imprese storicamente radicate nel Paese, sia per quelle che vorranno investire a partire da oggi. Lo ha detto in un’intervista ad “Agenzia Nova” il presidente della Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro, Alessandro Barillà. “Siamo ansiosi e felici che finalmente si cambi il modo di vedere l’economia in Brasile. Si sta finalmente cercando di superare un modello di economia chiusa, che favoriva aziende di stato e nazionalizzazione. Si sta cercando di privatizzare, aprire il mercato e aumentare la concorrenza. Inoltre, i recenti movimenti del governo, come la richiesta di entrare a pieno titolo nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e la firma dell’accordo di libero commercio tra Unione Europea e il Mercato comune dell’America del Sud (Mercosur), le cui trattative erano ferme da anni, sono tutti segnali di un Brasile che vuole uscire dall’isolazionismo nel quale si era collocato”, afferma Barillà.

In questo contesto, spiega, la Camera Italo-Brasiliana di Commercio e Industria di Rio de Janeiro, è pronta a fornire sostegno alle società italiane che decideranno di investire in questo mercato, partendo dall’esperienza maturata dalle società che già operano nel paese e che costituiscono un importante elemento del tessuto produttivo nazionale. “Lo scorso 14 giugno, nel corso di un incontro presso il Consolato d’Italia a Rio, abbiamo presentato alla comunità di imprenditori presente, oltre 100 aziende, l’anteprima del “Doing Business in Brazil”, uno studio accurato condotto da Kpmg e Gm Venture, che ha censito la presenza italiana ufficiale in Brasile. Considerando le aziende attive con filiale in Brasile e la cui casa madre risiede in Italia, abbiamo conteggiato 969 società. Senza considerare le aziende aperte in loco da imprenditori italiani o di origine italiana”, afferma il manager.

Nello studio, che sarà divulgato pubblicamente a settembre, si offre uno spaccato del sistema imprenditoriale in Brasile. L’Italia è presente da anni nei settori, tra gli altri, dell’energia, delle telecomunicazioni, dell’acciaio e delle automobili. Il 50 percento delle società si trovano nello stato di San Paolo, il restante nello stato di Rio de Janeiro e, in maniera limitata alla presenza di stabilimenti Fca, in Minas Gerais e Pernambuco. La lista delle imprese italiane presenti è lunga e conta su marchi importanti del Made in Italy. In campo industriale spiccano Fca, Pirelli, Luxottica e Azimuth Benetti Yacht, nelle telecomunicazioni la Tim, nel settore dell’agroalimentare Ferrero, Campari, Barilla e Illy, nel settore delle infrastrutture Atlantia, Gavio e Salini Impregilo. In campo finanziario spiccano Intesa San Paolo, Unicredit, Fondi Azimuth e le assicurazioni Generali, mentre in quello energetico Saipem e soprattutto Enel. “Grazie agli investimenti recenti Enel ha fatto dell’Italia il maggiore investitore straniero in Brasile nell’ultimo anno e il primo distributore di energia nel paese”, spiega il manager, che indica nelle infrastrutture il settore in cui in futuro potrebbero aprirsi maggiori opportunità.

“A giudicare dalle parole del ministro dell’Economia, Paulo Guedes e del suo staff è evidente che il settore delle infrastrutture è quello dove il Brasile deve dare maggiore impulso nei prossimi anni. Tutto quello che ha a che vedere con autostrade, porti aeroporti, terminali logistici deve essere fatto”, sostiene Barillà. “Altro business notevole in cui cogliere ottime opportunità è quello delle energie solari e rinnovabili. Nonostante la matrice energetica brasiliana sia già fortemente rinnovabile, c’è molto spazio perché il paese ha un’irradiazione solare tra le migliori al mondo e si sono resi conto in molti di quanto convenga investire. Altri settori rilevanti restano quelli dove l’Italia primeggia ovunque come i beni di largo consumo: enogastronomia, tessile, abbigliamento e accessori”.

Investire in Brasile, tuttavia, non è un’impresa per principianti, avverte il presidente della Camera di Commercio. “Come manager radicato sul territorio da tempo, posso dire che le difficoltà a distanza di 20 anni sono sempre le stesse: burocrazia, questione doganale, complessità tributaria, questioni cambiarie e carenze logistiche e infrastrutturali”, afferma Barillà. “La complessità burocratica complica l’attività in molti settori del mercato e spesso gli iter organizzativi complicano la vendita e l’ingresso di prodotti in tanti settori”. Non meno difficile è la situazione in campo tributario. “Nel paese c’è un sistema tributario su tre livelli: municipale, statale e federale. E spesso ci sono incongruenze soprattutto tra uno stato e l’altro. Non a caso nelle classifiche della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale il Brasile figura tra i paesi dove si impiegano più ore di lavoro per adempiere alla parte burocratica. Questo genera perdita di efficienza, eccesso di lavoro e costi aggiuntivi dal momento che le aziende grandi devono dotarsi di strutture importanti oltre a pagare spesso consulenze esterne”, sostiene Barillà.

“Quanto al problema cambiario, questo deriva dal fatto che il real non è una moneta forte e che nel corso del tempo subisce forti oscillazioni che possono influenzare la preparazione di un business plan. Quando un’azienda pianifica gli vestimenti a 5 o 10 anni, lo fa basandosi su una previsione di cambio ipotetica che tuttavia, per esperienza, non sempre si verifica. Può succedere dunque che le aziende crescano e abbiano buoni risultati in Brasile ma che in funzione della svalutazione della moneta locale abbiano un impatto negativo sul bilancio consolidato della casa madre”, spiega il manager. Sul versante della logistica, poi, la situazione è particolarmente grave. “Il paese è molto grande e i trasporti interni prevalentemente su gomma, non ci sono treni e le vie di navigazione costiere non sono esplorate”, spiega Barillà.

A fronte di tutto ciò, sottolinea, è fondamentale avere un supporto nel caso si voglia avviare un investimento nel paese. “La nostra è un’istituzione di privati, imprenditori e operatori del settore che sono presenti sul luogo da tempo e hanno tutti sviluppato bagaglio di conoscenze significativo. La Camera di Commercio detiene informazioni pratiche e offre soluzioni concrete chiare e pratiche direttamente o attraverso il network di associati”, spiega. “Negli anni abbiamo visto molti imprenditori, soprattutto medi e piccoli, che hanno fatto da soli, sono andati allo sbaraglio e se ne sono pentiti pagando un conto salato a causa di errori doganali o burocratici”. La Camera, prosegue Barillà, “non ha fini di lucro, opera su base volontaria per fare sistema, favorire gli scambi dall’Italia verso Brasile e anche dal Brasile verso l’Italia. Lo facciamo nell’interesse delle aziende, affinché non sbaglino e facciano tutto nel miglior modo possibile”.

Fonte: Agenzia Nova



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