Lo scienziato italiano Giorgio Parisi vince il Nobel per la fisica

01/11/2021


Premiato per le sue ricerche sui sistemi complessi insieme agli studiosi del clima Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann. Era dal 1984 con Carlo Rubbia che l’Italia non vinceva un Nobel per la fisica. Parisi si era sempre dispiaciuto perché il suo maestro, Cabibbo, non aveva ricevuto il premio

Il 5 ottobre 2021, il premio Nobel per la fisica è stato assegnato per metà a Giorgio Parisi, fisico italiano che ha studiato il caos e i sistemi complessi, e per l’altra metà allo scienziato americano di origini giapponesi Syukuro Manabe, 90 anni, insieme al tedesco Klaus Hasselmann, 89 anni. Parisi, romano, 73 anni, è stato premiato per “la scoperta dell’interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici dal livello atomico alla scala planetaria”. I suoi due colleghi, climatologi, hanno invece vinto per “la modellazione fisica del clima della Terra, che ne quantifica la variabilità e prevede in modo affidabile il riscaldamento globale”.

“Effettivamente, questa giornata è un buon esempio” racconta all’Accademia dei Lincei, della quale è vicepresidente e che l’ha strappato alla famiglia per festeggiarlo lo stesso pomeriggio del 5. Corre come un giovanotto tra un complimento e una domanda, di tanto in tanto si apre in uno dei sorrisi più luminosi che la categoria degli scienziati conosca. Nessun festeggiamento era stato preparato, anche se la sensazione che il premio fosse in arrivo c’era. “Assolutamente, non abbiamo anticipato nulla” raccontano i suoi colleghi di Accademia. “Neanche una foto o una biografia di dieci righe”.

Uno dei primi pensieri di Parisi è per il suo mentore Nicola Cabibbo, il “Nobel mancato” con il quale si laureò nel 1970. “Avrebbero dovuto dare a lui il premio, non a me. È stato un grande fisico e ha infuso conoscenza ed entusiasmo a una generazione di fisici italiani, me compreso”.

Ma cosa ha scoperto effettivamente Parisi? “Mi sono occupato del caos” spiega lo scienziato. Non c’è nulla di più affascinante che trovare un ordine al suo interno. Dalle particelle ai sistemi neurali, fino ai componenti che formano un pezzo di vetro, ci sono sistemi le cui regole sono tutte da scoprire e il mio lavoro è provare a farlo. Ci sono ancora tante cose che mi piacerebbe scoprire”.

L’Italia quindi sembra essere ancora un paese adatto alla scienza. “Io mi ci sono trovato bene e ci sono sempre rimasto. È vero che nella scienza non c’è più tanta fiducia al giorno d’oggi. Pensiamo che abbia smesso di aiutarci a creare un futuro migliore. Ma sbaglia chi pensa che staremmo meglio senza di lei. Quello di cui abbiamo bisogno è più scienza, non meno scienza”. E potrebbe aiutarci anche nel fronteggiare il cambiamento climatico. “La scienza ha il compito di aiutarci a prevedere il futuro” afferma Parisi. “In questo caso ci avverte che qualcosa di grave potrebbe accadere, se non agiamo al più presto per fermarlo”.

Parisi nella sua carriera ha studiato argomenti molto diversi, accomunati dal poter essere chiamati sistemi complessi: dal bosone di Higgs alle interazioni fra i neuroni del cervello, che lo hanno portato a occuparsi di reti neurali e intelligenza artificiale, fino al comportamento dei singoli uccelli all’interno degli stormi in virata. Oggi fa ricerca sulla struttura di materiali eterogenei come i vetri. Anche lo studio del clima è considerato parte dei sistemi complessi. Per questo il fisico italiano è stato premiato accanto a due colleghi climatologi.

Nato a Roma, Parisi ha insegnato fisica teorica alla Sapienza, dove si è laureato, è stato presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei (ora ne è vice) ed è ricercatore dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). È molto lontano dal lavorare in una torre d’avorio. È sempre sceso in campo per criticare le politiche dei tagli ai fondi della ricerca e ha pubblicato varie analisi matematiche delle curve dell’epidemia di Covid.

Nel 2010, alla morte del professore con cui nel 1970 si era laureato, Nicola Cabibbo, con una tesi sul bosone di Higgs, Parisi si era detto dispiaciuto perché alle ricerche del suo mentore non era mai andato il Nobel. Una parte del premio ricevuto il 5 ottobre la dedicherà sicuramente a lui. L’ultimo italiano a vincere il premio per la fisica era stato nel 1984 Carlo Rubbia. Due anni più tardi Rita Levi Montalcini aveva vinto quello per la medicina.

Intervistato dall’Accademia dei Nobel su come festeggerà, Parisi ha risposto che ancora non ha deciso e che le restrizioni del Covid probabilmente gli impediranno di organizzare grandi cerimonie. “Sono felice, non me lo aspettavo” ha detto. Ma poi ha aggiunto con sincerità: “Sapevo che avrebbero potuto esserci delle possibilità”. A proposito dei suoi due colleghi di Nobel ha commentato: “E’ chiaro che per la generazione futura dobbiamo agire ora in modo molto rapido contro i cambiamenti climatici”.

Fonte: La Repubblica



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