Pil italiano torna a diminuire dello 0,2% nel primo trimestre, ma l’inflazione ad aprile rallenta al 6,2%

29/04/2022


Dopo quattro trimestri di crescita sostenuta, nel primo trimestre del 2022 il Pil è tornato a diminuire: espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è sceso dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Su base tendenziale è cresciuto del 5,8%. Lo comunica l’Istat, precisando che il primo trimestre ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2021.

I fattori chiave

La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una riduzione in quello dei servizi e di una stazionarietà nell’industria. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta, spiega Istat. La stima preliminare – precisa l’Istat – ha, come sempre, natura provvisoria.

Variazione acquisita 2022 a +2,2%

La variazione acquisita per il 2022 è pari a +2,2%. A dirlo è l’Istat diffondendo i dati relativi all’andamento del Pil nel primo trimestre dell’anno, che come detto è tornato a diminuire su base congiunturale dopo quattro trimestri positivi. Tutto il 2021 è invece stato caratterizzato da trimestri in crescita: +0,3% per il primo, +2,7% per il secondo, +2,5% per il terzo e +0,7% per il quarto. L’Istat parla invece di aumento «molto sostenuto» per l’andamento del Pil tendenziale.

Inflazione rallenta, ad aprile al 6,2%

Ad aprile l’inflazione rallenta dopo nove mesi di accelerazione. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 6,2% su base annua (da +6,5% del mese precedente). Il rallentamento dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +50,9% di marzo a +42,4%) ed è imputabile sia ai prezzi degli energetici regolamentati (da +94,6% a +71,4%) sia a quelli degli energetici non regolamentati (da +36,4% a +31,7%).

Fonte: Il Sole 24 Ore



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