Clima, commercio e immigrazione: i nodi che persistono nel G7

31/05/2017


I leader del G7 , riunitisi a Taormina lo scorso sabato 27 maggio, hanno continuato ad avere divergenze in almeno tre temi: clima, commercio e crisi migratoria.

Il punto di maggiore disaccordo è stato sulla questione dei cambiamenti climatici: i paesi europei, Canada e Giappone hanno cercato di convincere il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a mantenere gli impegni dell’accordo di Parigi, che prevede un limite di 2 ° C nell’aumento della temperatura media del pianeta rispetto i livelli pre-industriali.

Tuttavia il Presidente americano, che aveva promesso di accantonare il trattato sul clima, ha messo in chiaro che non avrebbe preso alcuna decisione sul riscaldamento globale a Taormina. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ammesso che è stata una situazione di “sei contro uno”, con Trump completamente isolato.

Un altro nodo è nei dibattiti sul commercio, dove ancora una volta trasparve una battaglia di tutti contro gli Stati Uniti.

I leader del G7 si sono impegnati a combattere il protezionismo, dopo che gli Stati Uniti hanno superato la loro riluttanza ad includere questa affermazione nella dichiarazione finale scritto al termine del vertice di due giorni nella città italiana di Taormina:

“Ribadiamo il nostro impegno a mantenere i nostri mercati aperti e combattere il protezionismo, mentre noi rimaniamo fermi contro tutte le pratiche commerciali sleali”, recita il documento di sei pagine.

Nella questione migratoria, le differenze non arrivano ad essere inconciliabili, ma il tema è stato impostato come una priorità per l’Italia, che cerca di mediare per evitare che un problema tanto caro al paese finisca per rimanere in secondo piano.

Fonti italiane vedono un “buon impegno” per riconoscere i tre principi chiave per Roma: approccio globale e di lungo termine, coinvolgimento dei paesi di origine dei migranti e responsabilità condivisa. Tuttavia, l’Italia deve cedere in alcuni punti a Stati Uniti e Regno Unito, che preferiscono trattare l’emergenza immigrazione più come una questione di sicurezza che umanitaria.

Fonte: Isto é ; Globo



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