Presidente della Camera intervistato da InvestorVisa.it

12/11/2019


Alessandro Barillà, Presidente della Camera Italo-Brasiliana di Rio de Janeiro dal 2015, è stato intervistato lo scorso ottobre da InvestorVisa.it, portale dedicato alla promozione dell’investimento estero in Italia. Riproduciamo di seguito l’intervista integrale, la quale può essere letta anche tramite il seguente link: https://www.investorvisa.it/2019/11/11/alessandro-barilla-rio-de-janeiro-and-brazil-are-both-looking-to-invest-in-italy/.

 

InvestInItaly: Lei ha ricoperto, e attualmente occupa, posizioni di rilievo presso importanti gruppi industriali. Cosa porta delle sue esperienze lavorative nella sua attività come Presidente della Camera?

Alessandro Barillà: Lavorare nel mondo corporate, sia presso multinazionali che in realtà di piccole dimensioni come le Start Up, mi dà la possibilità di trasferire al lavoro camerale le necessità e il pragmatismo di cui il business ha bisogno. Trasferisco questa visione ai miei collaboratori affinché la Camera risponda in tempi rapidi alle richieste dei nostri associati e di tutte le aziende, non solo italiane e brasiliane, con cui ci relazioniamo.

III: La Camera si occupa di mettere in contatto la realtà economica brasiliana e quella italiana. Qual è il grado di coinvolgimento, sia il suo personale che quello della Camera in genere, con le aziende brasiliane che si avvalgono dei vostri servizi?

AB: Nel corso degli anni, la nostra Camera ne ha quasi settanta, la Camera è diventata e si è consolidata come un partner di riferimento per le Istituzioni Brasiliane come ad esempio la Firjan (la Confindustria locale) ed il SEBRAE (agenzia governativa per lo sviluppo delle PMI) per i loro interessi in Italia. Forniamo un’assistenza completa (organizzazione di incontri B2B o B2C, logistica, permessi, traduttori, ecc.) alle aziende brasiliane che hanno necessità di export o import verso l’Italia. La Firjan e il SEBRAE analizzano periodicamente gli eventi commerciali e di business mondiali: nel caso dell’Italia sono sempre presenti a fiere e saloni, come il Salone del Mobile di Milano o il Vinitaly di Verona. Dopo aver individuato le aziende italiane interessate, solitamente nelle vesti di buyers, si avvalgono della Camera per ottenere un servizio “chiavi in mano”, che comprende tutti gli aspetti logistici e le facilities a loro necessarie, e accompagnare gli investitori. Questi partecipano non solo alla fiera in oggetto ma prendono anche parte ad eventi paralleli, incontrando aziende e fornitori locali.

III: Il Brasile è una delle maggiori economie globali e la prima dell’America Latina. Quali sono, al giorno d’oggi, le prospettive di sviluppo economico che il Paese offre?

AB: Il Brasile sta attraversando una fase molto delicata, che in parte ricorda quella che attraversò l’Italia negli anni Novanta con l’operazione “Mani Pulite”. Il nuovo governo, in carica da meno di un anno, è segnale del cambiamento della classe dirigente e delle logiche che avevano dominato il Brasile negli ultimi venti anni. Il Ministro dell’Economia, molto capace, si sta impegnando al massimo per garantire al Paese più liberismo economico, e quindi meno protezionismo e più concorrenza. Siamo certi che in breve il Brasile vivrà uno dei periodi di espansione economica maggiori della sua storia. Ed è bene per le aziende che puntano a questo Paese prepararsi da subito, approfittando un cambio e valori di entrata molto bassi che non dureranno molto tempo.

III: Rio de Janeiro è la seconda città del Brasile per importanza economica e la sua area metropolitana può contare su dodici milioni di abitanti. Cosa caratterizza l’ecosistema economico regionale e quali sono i principali punti di forza di esso?

AB: La vocazione principale della città e dello Stato di Rio de Janeiro è il petrolio. La crisi attraversata dalla Petrobrás a causa delle note vicende di corruzione ed il crollo dei prezzi sul mercato internazionale hanno fortemente impattato l’economia della regione. Ora lo scenario è diverso, stiamo assistendo ad una forte espansione sia sul fronte interno che internazionale, e tante aziende del settore sono tornate ad investire. Negli altri settori di riferimento della città di Rio giocano un ruolo importante le aziende italiane, che sono anche associate alla nostra Camera: mi riferisco all’ENEL nel settore energetico, alla TIM nelle telecomunicazioni, a Generali nelle assicurazioni ed alla Bracco nel farmaceutico. Le piccole e medie imprese sono solitamente inserite nella filiera del settore petrolifero, fornendo componenti e materiali ai grandi player. La loro attività è molto dipendente dall’andamento di quest’ultimi che tendono a influenzare tutto l’indotto. Il 30 ottobre si inaugura l’Offshore Technology Conference (OTC), rivolta proprio agli operatori del settore petrolifero, e coinvolge anche le aziende di minori dimensioni che hanno come core business la fornitura di componenti specifiche per il settore. In questo campo le aziende italiane, forti della loro esperienza e tecnologia, rappresentano un’avanguardia anche in Brasile.

III: L’economia di Rio ha sviluppato una forte vocazione per i servizi, anche grazie alla presenza di grandi aziende che trovano nella città la loro base operativa. Essendo una delle economie in maggior crescita del mondo, che opportunità offre agli investitori stranieri e, più nello specifico, a quelli italiani?

AB: Il settore terziario si è ben sviluppato a Rio e sicuramente tornerà a produrre ottimi risultati con la ripresa economica in atto. Gli italiani si sono dimostrati molto bravi nel settore della consulenza, basti pensare all’azienda BIP ed alla sua ultima acquisizione fatta in Brasile. Il terziario è di fatto complementare agli altri due settori, che comprendono industrie dell’agribusiness, dell’energia e della manifattura. Se ci sarà una ripresa economica in questi settori i servizi li seguiranno, essendo storicamente trainati da essi, grazie alle maggiori opportunità a disposizione per la logistica e lefacilities. Faccio un esempio per far capire di cosa sto parlando: il petrolifero movimenta molta manodopera, pertanto un’azienda di catering industriale avrà, grazie a questo aumento della domanda, maggiori incentivi a investire a Rio. Questo processo apre di fatto spiragli agli investitori esteri. La via più agevole per entrare nel mercato brasiliano rimane l’acquisizione di o l’alleanza con un gruppo, idealmente brasiliano, già presente nel Paese. Così facendo le aziende straniere porteranno più facilmente in Brasile i loro capitali e la loro expertise.

III: Al netto di tutto ciò cosa ci si può aspettare da Rio de Janeiro e dai suoi imprenditori in termini di proiezione verso l’estero? Può rappresentare un punto di partenza per l’economia brasiliana nel suo complesso per intensificare i suoi rapporti con i partner industriali e finanziari esteri?

AB: Rio de Janeiro da sempre è, nell’immaginario collettivo, il Brasile. Tutto quello che succede nella città, nel bene e nel male, viene veicolato mondialmente. L’amministrazione della città è fortemente impegnata per controllare la sicurezza e diminuire i divari sociali ed economici esistenti sul territorio. Con l’appoggio del governo federale, non dimentichiamoci che il Presidente Bolsonaro è carioca, la città può realmente essere un volano della crescita economica di tutto il Paese. Alcune aziende carioca hanno portato avanti il loro progetto di internazionalizzazione con successo, come il Gruppo Trigo, proprietario del marchio Spoleto, che operando nel settore alimentare si è espanso in altri Paesi del Sud America e negli Stati Uniti. Nonostante questo esempio riguardante un gruppo privato che si è mosso in autonomia, le grandi aziende, come Petrobrás o Vale, sono pubbliche o comunque sotto l’influenza statale e l’impulso a una loro maggiore internazionalizzazione arriverà da Brasilia. Vedo migliori possibilità per le start-up pauliste, più dinamiche e con più capitale a disposizione. Potrebbe fare qualche passo sui mercati esteri quella che in Brasile si chiama “moda spiaggia”, con il marchio Osklen che è arrivato in Italia. Anche la consulenza IT di Stefanini ha raggiunto il nostro Paese. Si parla tuttavia di casi circoscritti.

III: In generale a che livello si assestano le relazioni economiche e commerciali tra Brasile e Italia? Pensa che ci possano essere margini di miglioramento, in particolare per quanto riguarda l’esposizione brasiliana sul mercato italiano?

AB: Grazie agli ultimi investimenti dell’ENEL, l’Italia è oggi il maggior investitore straniero in Brasile. Siamo convinti che molte aziende italiane sono pronte ad investire in quanto parliamo di un mercato da 210 milioni di consumatori e con potenziali di crescita unici al mondo. Le aziende brasiliane stanno cominciando ad internazionalizzarsi, nei prossimi anni vedremo le PMI locali guardare con più insistenza al mercato europeo e sicuramente l’Italia ed il Portogallo sono i Paesi che maggiormente ne beneficeranno per una serie di fattori. Tra questi il principale è sicuramente il legame dovuto alla ascendenza italiana o portoghese di molti brasiliani. Gran parte di loro ha una doppia cittadinanza e quando il proprietario di una PMI brasiliana vuole investire all’estero pensa naturalmente al Paese di cui già possiede il passaporto. In questa corsa a due il Portogallo si è mosso molto meglio dell’Italia, comunicando in modo più efficace quelli che sono i termini per trasferirsi nel Paese. Gli incentivi offerti dall’Italia sono poco conosciuti e poco efficaci a causa di una minore divulgazione; le misure non hanno acceso l’interesse dei brasiliani.

III: La presenza di una grande comunità italo brasiliana è una delle principali caratteristiche del Paese. Ciò ha colorato la percezione degli imprenditori brasiliani dell’Italia, anche considerata l’altrettanta nutrita presenza di brasiliani nel nostro Paese?

AB: La “forte italianità” presente in Brasile (circa 30 milioni di discendenti italiani) è ancora oggi un patrimonio poco valorizzato dall’Italia e dalle nostre aziende. Molto di più deve essere fatto anche e soprattutto dal governo italiano. I brasiliani amano l’Italia, lo stile di vita, la cucina, la moda, le auto e penso che si debba fare una forte pressione su questo punto. Ci sono prossimità culturali molto forti tra i due Paesi, come una ricerca di una qualità della vita elevata, l’amore per l’enogastronomia, o quello per il mare. Il calcio rappresenta una fortissima passione condivisa capace di unirci, basti pensare a tutti i calciatori brasiliani che hanno giocato e giocano in Italia. La tradizione enogastronoma italiana esercita un fascino particolare sui brasiliani tanto che i ristoranti più rinomati e ricercati sono quasi sempre quelli di cucina italiana.

III: L’Italia offre agli imprenditori extra-UE che vogliono investire almeno mezzo milione (in start-up) o un milione (in aziende di altro tipo) un visto per investitori. Questo strumento, con tutte i vantaggi che comporta, può risultare appetibile all’imprenditore brasiliano medio che potrebbe anche trovare in esso una valida alternativa al richiedere un passaporto italiano per ius sanguinis?

AB: Sicuramente, e dobbiamo divulgare molto di più questo incentivo in quanto al momento risulta poco conosciuto. Magari sarebbe interessante abbassare anche la soglia del mezzo milione con parametri agganciati a progetti di altra natura legati al sociale, a produzioni artigianali o a piccoli business familiari. Penso che una simile soluzione potrebbe avere un forte appeal sull’investitore brasiliano che percepirebbe l’investimento che meno oneroso. Ciò ricorderebbe inoltre una legge brasiliana che prevedeva una deroga per gli investimenti di 500.000 real che portassero alla creazione di posti di lavoro in zone disagiate oppure avessero a che fare con artigianato locale. L’Italia dovrebbe rivedere la normativa per favorire anche i piccoli imprenditori che magari hanno solamente 100.000 euro da investire. Per fornire un incentivo ancora maggiore l’Italia potrebbe prevedere delle soglie più basse per l’investimento estero destinato a determinate aree, come quelle Meridione, che sono meno sviluppate o si stanno spopolando come in Basilicata, Calabria e Sicilia.

III: Il “legame” culturale tra Brasile e Italia potrebbe altresì incoraggiare un ipotetico mecenate brasiliano a donare a favore della preservazione del patrimonio culturale italiano e pertanto beneficiare dello stesso visto dell’investitore classico?

AB: Credo proprio di sì. Esistono molti italiani che hanno fatto fortuna in Brasile ed i loro discendenti, propriamente motivati ed incentivati, potrebbero essere interessati a omaggiare le proprie origini.

III: L’imprenditore straniero che intende trasferire la propria residenza fiscale in Italia potrà beneficiare di un regime fiscale agevolato. Pensa che questo regime forfettario di 100.000 euro l’anno su tutti i redditi prodotti all’estero, oltre alla possibilità di vedere tassati al 30% quelli prodotti in Italia, possa rappresentare un fattore di attrazione per l’imprenditore brasiliano che guarda con interesse alle possibilità economiche offerte dall’Italia?

AB: Si, è un buon incentivo. Ciononostante per avere vantaggi concreti dal regime fiscale agevolato il potenziale beneficiario dovrebbe guadagnare più di due milioni di real all’anno e chi appartiene a questa categoria è fortemente radicato in Brasile e difficilmente lo abbandonerà. Questo anche considerando che l’imposta sulle persone fisiche in Brasile è abbastanza bassa, pari al 27,5%. Occorre fare molta più divulgazione. Il governo italiano potrebbe dare incarico alla Camere di Commercio di organizzare apposite presentazioni e seminari sulla materia. É un expertise che le Camere hanno e sarebbe di estrema utilità per gli obiettivi che il governo si propone per l’attrazione di investitori stranieri. Spagna, Stati Uniti e Francia dovrebbero essere per l’Italia un modello di gestione dei rapporti con il Brasile. Ci sono enormi margini per migliorare sotto questo aspetto. L’impegno dei governi italiani è stato intermittente: abbiamo accolto una delegazione in occasione delle Olimpiadi di Rio e lo scorso anno qualche ministro ha visitato il Brasile. Il nuovo governo dovrebbe prestare maggiore attenzione al Brasile e al suo grande patrimonio di discendenti di italiani da valorizzare, basti pensare che il presidente Bolsonaro ha radici italiane e ama il nostro Paese. Avviando programmi coordinati e continuativi di cooperazione nel settore economico e sociale l’Italia potrebbe veramente beneficiare di tutte le potenzialità che il Brasile offre. ◆



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