Riconoscimento “spaziale” per un astrofisico italiano dell’Università PUC di Rio de Janiero

16/08/2017


Quel lontanissimo asteroide “di fascia principale”, orbitante tra Marte e Giove, con un diametro di 12 km e mezzo, scoperto nel 1981, ora si chiama “11465 Fulvio”. L’ha stabilito nell’aprile scorso, in una conferenza internazionale (“Asteroids, Comets and Meteors 2017”) a Montevideo, l’International Astronomical Union, l’ente scientifico che dà i nomi a tutti gli oggetti celesti (stelle, pianeti, asteroidi, comete). E quel nome è stavolta un riconoscimento prestigioso a Daniele Fulvio, 37 anni, misterbianchese, che dopo avere studiato fisica e astrofisica all’Università di Catania, laureatosi nel 2006, ha fatto il dottorato di ricerca ed è stato impegnato all’Osservatorio astrofisico di Catania (Inaf-Oact) fino al 2010, e poi ha lasciato l’Italia per poter seguire i suoi sogni.

Prima per 3 anni (fino al 2013) a Charlottesville alla University of Virginia negli Usa, come ricercatore nel Dipartimento di Scienze dei materiali e Ingegneria; poi al Max Planck Institute for Astronomy, centro d’eccellenza mondiale, a Heidelberg e Jena in Germania; poi due anni fa, Daniele vince un posto alla Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro in Brasile, dove diventa professore associato e opera dal giugno 2015 al Dipartimento universitario di Fisica, ha fondato il Laboratorio di Astrofisica sperimentale e Scienze planetarie, insegna fisica e astrofisica. Grazie alle sue ricerche e al suo curriculum, il docente catanese è stato segnalato e “omaggiato”, assieme ad altri scienziati di tutto il mondo, dalla Commissione di 15 esperti del settore astrofisico, che ha “battezzato” l’asteroide 11465 col suo cognome. Un riconoscimento raro e prestigioso, un privilegio per pochi. «Sapere che il tuo nome rimane per sempre nel cielo – dice Daniele, che incontriamo nella sua Misterbianco – è incredibile. Sono il primo in Brasile nella mia area a ricevere questo riconoscimento, entrando anche in un elenco speciale di italiani e siciliani».

Grande eco e soddisfazione in Brasile, con articoli e interviste su riviste e sul web, da cui emerge che per loro è stato un motivo di grande orgoglio. Nella festa del 2 giugno, Daniele ha ricevuto i complimenti al nostro Consolato generale, così come dalla Camera di Commercio italo-brasiliana. «Per fortuna, il “mio” gigantesco asteroide così remoto non potrà caderci sulla testa almeno per qualche milione di anni; un impatto sulla terra sarebbe devastante». «Io mi occupo – spiega Daniele – di un’astrofisica particolare, quella di laboratorio (o sperimentale). Facciamo esperimenti per simulare alcuni dei processi chimici e fisici che accadono nello spazio, ciò che avviene sulle superfici degli asteroidi e delle comete. Una disciplina nata da circa 35 anni, già evoluta negli Usa e in Europa, ma non ancora in Sudamerica; io sono tra coloro che stanno cercando di portarla avanti in Brasile, dove ci sono pochissime persone che lavorano in quest’ambito. Un’attività di ricerca che ha un punto di eccellenza riconosciuto proprio nell’Osservatorio astrofisico di Catania, dove vado fiero di essere stato formato e con cui mantengo collaborazioni attive, con i miei “mentori”: il prof Giovanni Strazzulla, la dott.ssa Maria Elisabetta Palumbo e il dott. Giuseppe Baratta con cui mi sono laureato e dottorato. Un dato di fatto: la formazione ricevuta all’Università di Catania e all’Osservatorio astrofisico è apprezzata in tutto il mondo». Sono già cinquanta le sue pubblicazioni, di cui una ventina apparse sulle principali riviste internazionali del suo ambito di ricerca.

Una fuga o una scelta? «In Brasile sono diventato a 35 anni professore universitario, una condizione che purtroppo qui non si trova. All’inizio ero andato negli Usa per fare esperienza, poi ho colto le opportunità che mi venivano offerte. Ma la speranza di ritornare qui un giorno c’è sempre». Sposato con una misterbianchese, Sabina, e padre di un bimbo di un anno, Cesare. Hobby? «Il calcio e la musica, suono la chitarra, e giocare per ore con mio figlio». La vita in Brasile? «Vivo a Copacabana, mi trovo bene, ho buoni collaboratori, guadagno bene per vivere a Rio, ma purtroppo l’instabilità politica svaluta la moneta, arrivata ora a 3,7 al cambio con l’euro».

Futuro e progetti? «Abbiamo in corso un lavoro importante che avevo iniziato in Germania. Con gli esperimenti in laboratorio, nel grande dibattito in corso con discrepanze nella comunità scientifica internazionale sui tempi di formazione e distruzione di polveri interstellari, noi pensiamo di poter dimostrare per la prima volta come certi meccanismi avvengano “in situ”. Nel frattempo, mi occupo anche di astrobiologia (come la vita nasce ed evolve), e sto pianificando degli esperimenti innovativi con le risorse che il Brasile mi assicura (in due anni mi ha già finanziato quattro progetti). C’è l’interesse di tutta la comunità scientifica brasiliana a recuperare terreno».

La Camera Italo-Brasilian di Commercio e Industria di Rio de Janeiro, in collaborazione com l’Ambasciata d’Italia a Brasilia, sta mappando i ricercatori italiani presenti in Brasile. A questo scopo, è nata l’ARIB, l’Associaizone dei Ricercatori Italiani in Brasile, che ha l’obiettivo di rappresentare le aspirazioni dei ricercatori italiani in relazione al Governo Italiano e all’iniziativa privata e di divulgare e sostenere il lavoro svolto dai ricercatori italiani in Brasile. Il Dott. Daniele Fulvio si è già registrato nell’associazione. Per saperne di più e contribuire ad allargare questo network, visita la pagina dedicata sul nostro sito o iscriviti all’associazione al link http://bit.do/cadastro-arib.

Fonte: La Scilia



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