Taranto inaugura il primo parco eolico offshore italiano e chiede di accelerare su rinnovabili

22/04/2022


Il parco eolico fornirà energia al porto di Taranto. Un accordo già firmato prevede la cessione di almeno il 10% dell’energia prodotta per un quantitativo non inferiore a 220 MWh annui.

Dopo ben 14 anni di attesa e varie vicissitudini – societarie, industriali, amministrative e giudiziarie davanti al Tar -, Taranto ha inaugurato nella mattinata del 21 aprile il primo parco eolico offshore italiano. Si chiama Beleolico. Lo ha realizzato Renexia, società della holding Toto. L’investimento è di 80 milioni di euro. I numeri chiave dell’infrastruttura energetica sono 10 pale, installate in Mar Grande, di fronte al terminal container del gruppo turco Yilport, 30 MW di capacità complessiva, oltre 58 mila MWh di produzione, pari al fabbisogno annuo di 60 mila persone, 730 mila tonnellate di anidride carbonica tagliate nei 25 anni di funzionamento del parco.

Il parco eolico fornirà energia al porto di Taranto. Un accordo già firmato prevede la cessione di almeno il 10% dell’energia prodotta per un quantitativo non inferiore a 220 MWh annui. Ma il parco Beleolico punta anche a fornire, attraverso l’elettrolisi, idrogeno verde all’acciaieria ex Ilva e alla raffineria Eni.

I 14 anni impiegati dal progetto di Taranto per giungere a compimento sono stati anche l’occasione per ribadire, ancora una volta, che gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili vanno accelerati se non si vuole che la transizione resti sulla carta.

 

Giovannini: pensare al bilanciamento degli interessi

Per il ministro delle Infrastrutture e trasporti sostenibili, Enrico Giovannini, intervenuto con un videomessaggio all’inaugurazione, “sul fronte dell’energia rinnovabile il nostro Paese, nei prossimi anni, vedrà un vero e proprio balzo con impianti di varia natura».

«Impianti di energia rinnovabile resa ancora più necessaria da questa crisi drammatica scatenata dalla guerra in Ucraina» ha detto Giovannini. Per il ministro delle Infrastrutture, impianti come quello di Taranto «possono essere una risposta importante al nostro fabbisogno».

«È importante – ha rilevato – non solo valorizzare le buone pratiche ma anche coinvolgere le comunità per comprendere quali soluzioni possono essere ottimali dal punto di vista della produzione di energia e relativamente meno impattanti». Il ministro delle Infrastrutture ha chiesto che l’Italia faccia “sistema”. Secondo Giovannini, questa «è una delle difficoltà che il nostro Paese ha rispetto ad altri Paesi europei e non solo».

«Fare sistema – ha rilevato – vuol dire rendersi conto delle compatibilità. Sappiamo che c’è una scuola di pensiero contraria all’installazione di parchi eolici e parchi fotovoltaici in nome di un elemento che è tutelato dalla nostra Costituzione, che è la tutela del paesaggio». Ma questo, ha evidenziato Giovannini, «va considerato insieme ad altre tutele di cui la nostra Costituzione si fa garante. Tra l’altro proprio quella degli ecosistemi, dell’ambiente, nell’interesse delle future generazioni come recita il cambiamento dell’articolo 9 recentemente votato dal Parlamento. Avere dunque un bilanciamento dei diversi interessi – ha sostenuto il ministro -, delle diverse necessità, anche in un’ottica di future generazioni, richiede un nuovo modo di pensare e di vedere». Per il ministro, «anche infrastrutture innovative come questa, hanno un impatto sul paesaggio, ma tutto sommato limitato rispetto ad altre soluzioni».

«Spero che riusciremo a trovare soluzioni di mediazione anche per ciò che riguarda parchi eolici, fotovoltaici o altre soluzioni di energia rinnovabile perché ne abbiamo bisogno» ha concluso Giovannini.

 

Giorgetti: dopo Taranto spero in un effetto emulazione

Per Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, intervenuto anch’egli con un videomessaggio, il parco eolico off shore di Renexia a Taranto «può rappresentare una pietra miliare e un motivo anche di emulazione per i tanti altri che, finanziati magari con i contratti di sviluppo, con le iniziative che il Pnrr ha messo in campo, possono dare un contributo fattivo a quella che sarà in prospettiva la sovranità energetica del Paese che l’obiettivo che tutti quanti ci dobbiamo porre».

«Altre iniziative hanno avuto il via libera – ha aggiunto Giorgetti – e c’è un grande impulso da parte del Governo per questo tipo di iniziative. Ma la realtà vera di oggi è che Renexia è riuscita in qualche modo a bruciare le tappe e ad inaugurare a Taranto questo primo parco eolico marino».

 

Bernabè: nelle rinnovabili Italia in straordinario ritardo

Secondo il presidente di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, Franco Bernabè, in Italia vi sono «170 GW in attesa di autorizzazione alla costruzione, tre volte il fabbisogno italiano di energia». Quindi, ha rilevato Bernabè, «idee e capitali per le energie rinnovabili ce ne sono». Oggi, ha sostenuto il presidente di Acciaierie d’Italia, bisogna «ridurre l’importazione di gas dalla Russia, intanto però abbiamo accumulato uno straordinario ritardo nelle rinnovabili. Francia e Spagna hanno fatto più di noi. La Francia ha fatto molto anche nel nucleare. Stessa situazione per l’Olanda. Noi, invece, siamo fanalino di coda insieme alla Germania. Da noi abbiamo un campione nelle rinnovabili come Enel, ma ha costruito dappertutto fuorché in Italia». Secondo Bernabè, «il tema è “la liberalizzazione dell’investimento nelle rinnovabili».

 

Ciafani (Legambiente): arginare il partito del no

Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, «14 anni di attesa sono un intervallo di tempo inaccettabile. Per questo come Legambiente abbiamo fatto lo striscione “Scusate il ritardo”. Ma questo Paese deve chiedere scusa a chi vuole investire e contribuire alla transizione energetica. Bisogna dare corpo a queste cose». Per Ciafani, «i 14 anni impiegati prima di arrivare alla conclusione del progetto, sono frutto dei tanti no detti in questo territorio. La Sovrintendenza ha detto no, la Regione, gli enti locali, alcune sigle ambientaliste hanno detto no».

«Noi – ha rilevato Ciafani – siamo stati una voce isolata. Il partito del no è molto trasversale ed è ancora in visione se pensate a quello che sta succedendo per i parchi eolici al largo di Brindisi e del Salento e per quello che succederà per quello al largo di Barletta». Per il numero 1 di Legambiente, bisogna «evitare che questo film diventi una telenovela». Quindi «la Regione deve individuare le aree idonee dove fare gli impianti, evitando di dire che vanno fatti solo nelle zone “sfigate”, così come i Comuni devono evitare di dire di non farlo nel loro territorio ma in quello del Comune accanto».

Ciafani ha poi chiesto un intervento del ministro Dario Franceschini contro quella che ha definito «l’ossessione delle Soprintendenze contro gli impianti eolici, ossessione che è ancora in atto» e sollecitato al mondo ambientalista «coraggio, chiarezza e coerenza. Oggi parte del mondo ambientalista è assolutamente incoerente».

«Ma se non vogliamo vedere le ciminiere e vogliamo invece la sostenibilità – ha concluso il presidente nazionale di Legambiente -, le rinnovabili vanno fatte dappertutto e vanno fatte bene».

Fonte: Il Sole 24 Ore



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